Cismon del Grappa di Valbrenta

Le pagine di Cismon da Cismon


Pittura

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Fernando Rizzon


pittore

GALLERIA VIRTUALE

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Altre opere

San Giuseppe Patrono dei Lavoratori
Dedicato ai nostri Emigranti

Pala d'Altare Chiesa Parrochiale di Cismon del Grappa

Olio su tela di Fernando Rizzon
Anno 1983

La generosità e l'estro pittorico del nostro concittadino Fernando RIZZON hanno arricchito la nostra Chiesa di una nuova opera d'arte, che, collocata nella nicchia dell'altare di S. Giuseppe, molti hanno avuto già la possibilità di ammirare.
La concezione, che ha ispirato l'esecuzione dell'opera, è veramente felice. La figura di S. Giuseppe, che campeggia al centro della tela coi suoi tratti caratteristici, oltre che di uomo di Dio, di popolano e lavoratore, sintetizza genialmente alcune essenziali componenti tradizionali della vita, dei problemi e dei sentimenti della gente del nostro paese: il duro lavoro di uomini e donne nei campi e nelle officine e il fenomeno ormai secolare e dissanguante demograficamente dell'emigrazione vi sono magistralmente delle figure umane, che in vari atteggiamenti contornano l'immagine del Santo, e dalla posizione del Santo stesso, che calca con un piede la terra di Palestina e con l'altro la terra d'emigrazione e di esilio, l'Egitto, mentre il suo volto esprime la struggente nostalgia per il paese natio, nella tela raffigurato da una suggestiva panoramica di Cismon collocata nella lunetta in alto.
Non spetta alle modeste doti critiche dello scrivente giudicare il valore artistico dell'opera, che senza dubbio è notevole, ma ritengo che il lavoro del nostro Fernando Rizzon per la sua impostazione, per la concezione che l'ha ispirato, per lo stile e le qualità cromatiche, felicemente si adatti alle caratteristiche della nostra Chiesa e traduca in una bella immagine il significato e lo spirito della devozione popolare per San Giuseppe nel clima anche sociale dei giorni nostri.
Al valente artista, che tanto onora il suo paese, i nostri più vivi rallegramenti e la nostra gratitudine per la sua generosità e dedizione.

Prof. Giuliano Pelloso
"La Gusella" n.46-1983, p.4

Pala d'Altare Chiesa Parrocchiale di Cismon del Grappa

San Giuseppe, Olio su tela -1983 - Foto Corrado Caenaro

CENNI BIOGRAFICI

 
Fernando Rizzon è nato a Cismon del Grappa il 13.3.1929 - 17.5.2024. E' vissuto per molti anni a Milano. In questa città ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera. Ha studiato pittura e restauro valendosi degli insegnamenti del suo maestro prof. Emilio Tonin. Ha allestito numerose mostre personali ed ha partecipato ad importanti rassegne collettive in Italia e all'estero ottenendo sempre successo di pubblico e di critica, confermato anche da numerosi premi e importanti riconoscimenti. E' stato presidente del Circolo Culturale V. Van Gogh di Milano. Dal 1980 è membro dell'Accademia Tiberina di Roma per meriti artistici. Ha fatto parte fin dalla fondazione dell'Associazione Artistico Culturale Comunità Montana del Brenta. Si dedica prevalentemente alla pittura a olio su tela e acquerello, con tematiche dedicate al paesaggio, al ritratto e alla natura morta. La tecnica si ispira all'impressionismo, seguace di Monet, Renoir, Degas.
Le sue opere si trovano anche in collezioni italiane e straniere. È presente, come pittore, in note pubblicazioni e cataloghi d'arte.

HANNO PARLATO DI LUI

Emilio Tonin, Attilio Milani, Walter Bellocchio, Franco Sapi, P. Pitrè, A. Martucci, Pietro Passoni,
Felice Valtorta, Giuliano Pelloso, Fiorenzo Rizzetto, Marco Sguario, Umberto Vanin,
Silvio Lancerini, Bepi Pellegrinon.

REFERENZE STAMPA

Milano, “Il Giorno” 1975 - Milano, “La Notte “1976 – Bormio, “En Plein Air” 1977 – Milano, “Artecultura” 1978 – Milano, “Incontri D'Arte” 1979 – Bergamo, “Il Cittadino” 1978 – Milano, “Artecultura” 1979 – Rho, “Settegiorni” 1979 - Firenze, “Pan Arte” 1979 – Campobasso, “Il Pungolo Verde” 1980/1981 – Milano, “Artecultura” 1980 - La Gusella, La Brenta ed altri.

BIBLIOGRAFIA

Milano, “Dizionario Comanducci” 1977 – Milano, “Centro Artistico Europress” 1978/1979 – Varese, “L'Elite” 1979 – Firenze, “Vademecum dell'Arte” 1979 - San Vito dei Normanni, “Il rovescio della Medaglia” 1979 - Cismon del Grappa, “Grotti e giganti” 1996 - Cismon del Grappa, “Storia, leggenda tradizioni” 2004 - Rocca d'Arsiè, “Guera Pusterna” 2007.


LA CRITICA


Fernando Rizzon: una pittura articolata in evasioni liriche
Convinto che il sentimento non possa venire ucciso all'infinito, Fernando Rizzon reagisce con la sua pittura, articolata in evasioni liriche, che si scosta volutamente dall'esagitato dibattito dell'oggi per inseguire un suo sogno poetico, una visione del mondo che si fonda sulla serenità, sull'equilibrio, sull'amore dichiarato per la natura.
Così i suoi paesaggi hanno il fascino di impalpabili apparizioni, con il trascolorare del cielo particolarissimo, con le sue campagne lussureggianti, tipiche della regione Veneto nella quale è nato. E del Veneto egli eredita anche la smagliante tavolozza, basata sulle tonalità calde, sulle gradazioni armoniche di tinte imbevute di luci palpitanti, sempre diverse.
Le premesse di quest'arte, dunque, sono da ricercarsi in lontananza: dai tramonti di Giorgione e dai meriggi tizianeschi su su fino all'impressionismo francese. Qui il Nostro medita e offre una sua personale interpretazione. Ci pare il suo operare riuscito perché non si limita a pedisseque imitazioni, bensì aggiunge la sua pennellata tipica, l'intonazione ora dorata ora espressa in colorazioni che riflettono l'aria fresca dei monti veneti (ove ci pare ancora possibile una vita lontana dagli stress assurdi del quotidiano).
Nessuna incertezza si nota in questa stesura cromatica, “buttata” con una tecnica che s'avvale di sapienti velature e trasparenze e regolata da una sicura prospettiva aerea, per cui, alla fine, vive di una sua “trasfigurazione poetica” e costituisce un valido “fatto pittorico”. Il pittore ha raggiunto la piena maturità, e lo si vede bene. Il disegno vieni riassorbito dal colore ricco di variazioni continue. Puntiamo l'attenzione sul colore in Rizzon perchè è la dote che egli possiede in notevole grado. Questo è l'elogio più alto e nell'aggiungere che da anni, con serietà, incurante delle correnti che nella “bagarre” dell'arte si susseguono ogni sei mesi, sviluppa questo“dono” che naturalmente possiede.
L'aver constatato questo fatto ci dà la certezza che egli farà parlare di sé per la “qualità” dell'autentica pittura e per il messaggio poetico che egli con onestà vera, con amore ci trasmette.

Corsico, 9 novembre 1978


Prof. Attilio Milani

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Il mondo romantico-figurativo di Fernando Rizzon
Osservando le opere di Fernando Rizzon, uno dei più significativi pittori della Val Brenta, si può notare una particolare sicurezza tecnica non disgiunta da una certa connaturale pacatezza e distensione emotiva. Ecco quindi che dai suoi paesaggi, dalle sue nature morte, dai suoi ritratti deriva una certa inconfondibile serenità interiore attraverso la quale passa l'anima, la voce, la poesia e il sentimento romantico del pittore. Rizzon, infatti, è un interprete fedele del figurativo tradizionale ma ancora molto vicino all'impressionismo francese dei grandi maestri del secolo scorso.
Le sue vedute e le sue interpretazioni di montagne, paesaggi, marine e in particolare, di quegli scorci incontaminati della sua Valbrenta, sono un tutt'uno con le visioni del suo mondo interiore. La sua pittura, oltre che un rifugio, è quasi un bisogno connaturale per ritrovare se stesso: il mondo dei ricordi, l'intimità familiare, gli affetti più cari, la semplicità e la genuinità delle antiche tradizioni.
Le emozioni e le interpretazioni pittorico-visive di Rizzon sembrano illuminarsi, di opera in opera, di colori sempre nuovi, di sfumature e scale cromatiche che ci parlano con un linguaggio immediato e disteso cosicché anche la natura, sapientemente interpretata nei suoi tipici colori stagionali dal verde intenso al giallo ocra, dal rosa antico al candore delle nevi, riflette anche l'intima ricerca dell'artista verso la purezza della poesia, l'incantamento dell'animo e l'esaltazione dell'emozione visiva ed emotiva.

Fiorenzo Rizzetto

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Fernando Rizzon: nitore del linguaggio, collocazione precisa delle forme
Mi viene di definirlo il pittore della verità accertata, anche se verità tutta da definire, da delineare, da approfondire, come accade per la verità del reale che muta ad ogni istante: in senso fisico, perché ogni istante assume una luce e una dimensione diversa, e in senso metafisico perché la realtà parla un linguaggio diverso ad ogni diversa sensibilità che si accosti a lambirne il segreto.
La verità di Fernando Rizzon è nel nitore del linguaggio, nella incisività non tanto nel particolare quanto dell'insieme, nella collocazione precisa e rigorosa delle forme nello spazio accuratamente circoscritto, così che i suoi villaggi, incastonati in chiostre di monti dolomitici, sono collocate nell'unico spazio che pare sia stato loro concesso, e non è pensabile, osservandoli, che possano essere avulsi dal loro alveolo naturale. Qualcosa nella suggestione coloristica veneta suggerisce al colore di Rizzon tonalità ricche, dal timbro aristocratico, ma è proprio soltanto un suggerimento. Rizzon si sottrae a questa suggestione che potrebbe divenire cromatismo retorico, e si impone su una stesura netta, viva, brillante ma secca, precisa senza concessioni a mollezze di impasti troppo elaborati e senza languori formali.
Discorso che vale anche per le sue nature morte, dove le cose rappresentate, stagliate da una luce chiara, senza screzi, prendono corpo e si rivelano e vibrano, nel cavo della loro stessa ombra. In alcune opere, le più recenti, dedicate al paesaggio lombardo, il segno e il colore di Rizzon, necessariamente diremo, si stemperano e si addolciscono in toni più sommessi e cauti. Avviene così che la nitida descrizione dell'Alto Veneto dal colore perentorio, cede alla delicatezza di toni delle pianure lombarde, delle sue acque, delle sue brume. L' ovattato silenzio del fiume si è sostituito all'alto silenzio delle Dolomiti.
Abbiamo visto ritratti di fanciulli (i suoi figli) ben collocati nello spazio che li ospita, costruiti dalla luce, e resi espressivi dal morbido scavare delle ombre. Con occhi fissi e interroganti, come consci di essere entrati, ospiti inquieti, nel mistero della creatività

Milano, 24 novembre 1978

Walter Bellocchio

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Il panteismo di Fernando Rizzon
Questo artista è una persona introspettiva e memore di un mondo quieto, non strepitante come quello dei giorni nostri. Rizzon è fortemente ammaliato dalla natura e per lui essa rappresenta il “Tutto”. In essa egli ci trova deità e compiutezza. Ascoltare il silenzio e confidarsi alla natura perché penetrino messaggi, si scoprano molteplici aspetti delle cose che ci stanno attorno. Rizzon ama la cultura del'800 con la pittura impressionista, quella post impressionista ed i fenomeni diretti del realismo. Ed infatti le sue opere sono da registrare entro queste correnti. I tramonti con particolari tagli di luce, ambienti di montagna con vegetazioni autunnali. Sulla sua tavolozza c'è sopratutto la coppia verde-giallo. Questi sono colori affini dove il primo subisce l'irraggiamento del secondo e crea un'atmosfera calma e riposante.
Spettacoli naturali ma anche scene di realtà vivente o appena passata sono oggetto del suo interesse: il segantino sotto l'ombra dell'albero batte la falce per ridarne il taglio, mentre da lontano il cuculo fa il suo verso che arriva assieme al canto di uomini e donne addetti alla fienagione. Scene intrise di nostalgia per un modo di vita e di valori che adesso non si trovano più.

Marco Sguario




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